Giù al succorpo

Anno 2020

Giù al succorpo di Miryam Travisani rielabora digitalmente una foto di archivio degli anni '80, che coglie un momento particolare di devozione al patrono di Canosa durante la celebrazione invernale di San Sabino.

“Giù al succorpo” è la traslitterazione popolare della tradizione della Scala Santa nel giorno della Festa di San Sabino, patrono di Canosa di Puglia.

La devozione popolare, ancora sentita da alcuni anziani, vuole che in occasione della festa del Santo Patrono si scenda nella cripta della tomba del Santo ('succorpo'), recitando un Pater, un Ave e un Gloria, che durante la sosta nella cripta si reciti il Credo.
Il tutto senza volgere le spalle alla tomba.

Interessante la presenza dell’indicazione “succorpo” nella Cattedrale San Sabino a Bari.

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Il termine, di origine latina sub-corpus - sotto il corpo dell’edificio, indica l’ambiente dove vengono custodite le spoglie di un santo.

Succòrpo s. m. [comp. di sub- e corpo]. – Ambiente scavato, come la cripta, al di sotto di una chiesa, in prossimità dell’abside e a cui si accede dall’interno dell’edificio (detto anche 'sottochiesa'): ha spesso dimensioni più vaste che la cripta, e mentre questa talvolta può comprendere il passaggio che conduce alla confessione sotterranea di un martire, il succorpo non serve per raggiungere un luogo storico, ma è considerato luogo di venerazione di un’importante reliquia trasportatavi da un altro luogo (come il succorpo della Basilica di S.Nicola a Bari per il corpo del santo, o quello del Duomo di Napoli, per S.Gennaro).

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