IODIO

Anno 2020

La descrizione di una città passa per gli (auto)ritratti di chi la vive, la abita.

Conosco Giove da quanto l’arte era ancora ancorata ai tumulti dell’adolescenza, al punk-hardcore. Alla batteria.
L’ho ritrovato artista, illustratore.

Ancora giovane completo e sornione. Maturo e conoscitore del suo mondo, della sua città e della sua gente.

Scruta silenziosamente il suo mondo, gli angoli di una città devastata dalla grande industria ma che tiepidamente conserva ancora la bellezza dei fasti millenari della sua tradizione storica.

Per Giove, Taranto risiede al centro delle sue idee, delle sue conoscenze del tuo tratto. La materializzazione dello stile passa attraverso tutto questo e si sintetizza in un delicato crogiolo di forme lineari, nette, tenui che non hanno bisogno di presentazione.

Attraverso un percorso breve, un loop serrato, circoscritto, trasforma lo stereotipo dell’informazione in inafferrabile bellezza e sofisticata trasmissione della sua visione contemporanea del mondo. Della sua monade quotidiana. Della sua dimensionalità.

Planare: capace di restituirti la voglia di possesso della rappresentazione in sé, ma anche dei colori. Pastello, quasi sempre; dai fondi piatti, senza ombre, con primitiva assonometria degli spazi e per questo inafferrabili.

Come la voglia di amare Taranto, come la voglia di potervi scappare. Come un gabbiano che libra dalla “vela” di Gio Ponti e della sua Cattedrale.
Bianca, della contemporaneità mai giunta.

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Testo Critico: Emilio Cattolico

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