Jevâ

Anno 2019

Jevâ di Massimo Silverio



La villotta, ovvero la forma di canto antico e tradizionale del Friuli, è qualcosa che mi circonda da che ho memoria.

Mia madre e mia nonna erano solite colorare, con una melodia oppure una filastrocca, i giorni e le varie contingenze della vita. Dopo aver vissuto, esplorato ed assimilato molte realtà diverse della Carnia, ho deciso di scrivere la mia, di villotta, seguendone struttura e poetica, cercando di fermare tutto quello che era il sentire della mia anima, il rapporto con la mia terra e le sue tradizioni, quello con le mie radici tangibili a livello temporale e non, quello con la mia lingua.

‘Jevâ’ significa letteralmente ‘svegliarsi’, ‘ergersi’. Rappresenta il mio presente alla terra madre, che attraverso espressioni come ‘bocje mê’ (= Bocca mia" è un modo dolce per rivolgersi ad un figlio o ad un bambino) e ‘code mê’ (= Coda mia" è un modo sempre dolce per rivolgersi nuovamente ad un bimbo o ad un figlio, inteso come "coda" ossia l'ultima parte della famiglia), interagisce con me in quanto genitrice, mostrandomi un sentiero che porta all’orizzonte, anche se questa strada porterà inevitabilmente lontano da lei.

Il video musicale, diretto dal mio amico regista Giulio Squarci, mostra paesaggi della Carnia assieme ad alcuni frame del rito della ‘Femenata’ (tipico falò di inizio gennaio, dove il fuoco ha la funzione di atto purificatore e di buon auspicio per l’anno a venire) di Paularo, antica tradizione epifanica di matrice celtica.

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