Simmetrie

Anno 2020

Ho realizzato delle illustrazioni di alcuni oggetti pugliesi che rimandano ad antiche tradizioni utilizzando uno stile geometrico e una texture di carta invecchiata.

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Arancia quaresimale


Legata alla figura della Quaremma, un fantoccio di vecchia esposto sui davanzali e sui balconi delle case per segnare la fine del Carnevale e l'inizio della Quaresima, l'arancia quaresimale è uno dei simboli che caratterizzano questa figura tradizionale pugliese.

Il fantoccio raffigura una signora anziana vestita di nero.
Nella mano destra tiene un fuso e un filo di lana, simboli della laboriosità e del desiderio di lavorare, ma soprattutto del passare del tempo.
Nella mano sinistra tiene un'arancia amara, al cui interno sono inserite sette penne di gallina o di cappone: il numero corrisponde alle domeniche che mancano alla Pasqua.

L’arancia ha un significato simbolico specifico: il sapore aspro e amaro indica la sofferenza, la penitenza e il sacrificio che dovrebbero contraddistinguere il periodo della Quaresima.
Ogni penna di gallina equivale a una settimana di astinenza: ogni sette giorni ne viene tolta una, fino all'arrivo della Pasqua. Quando la Quaresima finisce, il filo da tessere ormai si è esaurito, le penne sono terminate e l'arancia amara è diventata secca. Una volta terminata la Quaresima, la Quaremma viene spostata dal balcone e viene esposta su un palo, appesa a un filo per poi essere bruciata.

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Lampione calimerese

Calimera nei giorni del Solstizio d’Estate si festeggia la «Festa dei Lampioni e de lu Cuturusciu» in occasione della ricorrenza di San Luigi Gonzaga.

I festeggiamenti, fin dai tempi antichi, consistono nella creazione di lanterne (lampioni) realizzate in canne di legno essiccate al sole, spago, fil di ferro e colla di farina, che vengono appese per le vie del centro.

Altro elemento della Festa dei Lampioni di Calimera è il Cuturusciu, un tarallo morbido ottenuto dalla pasta del pane, condito con olio e pepe e cotto al forno.

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Trozzella

La parola trozzella deriva dal latino trochlea (carrucola) e dalla voce dialettale salentina tròzzula (rotella).

È un vaso tipico della civiltà messapica. Ha un corpo ovoidale con alte anse nastriformi che terminano con quattro elementi circolari, due in alto e due all’attacco col ventre. Solitamente prodotta nella tipica argilla chiara locale, veniva spesso decorata con pittura bruno-rossastra o rosso-nerastra.


Probabilmente ad uso funerario, riservato forse solo a donne di alto rango, si considera che potrebbe essere la trasposizione in ceramica di un’anfora in bronzo, utilizzata per il trasporto di acque sorgive o di cisterna mediante un sistema di corde e rotelle.

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Pumo
Il pumo è un manufatto tradizionale pugliese a forma di frutto (in latino ‘pomum’) raffigurante un bocciolo racchiuso tra foglie di acanto o una pigna da quattro o sei foglie.
Ispirato al culto della dea romana Pomona (divinità protettrice dei frutti, dell’olivo e della vite) è simbolo di prosperità, rigenerazione e ricchezza e viene tradizionalmente utilizzato come talismano per allontanare la cattiva sorte.

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Tamburello

È costituito da una corona di legno sulla quale è tesa una membrana di pelle e nel telaio sono presenti delle fessure in cui sono applicati dei cimbalini (sonagli) ed è uno dei primi strumenti creati dall’uomo, utilizzato per musiche sacre e per indurre stati di trance.

"Il tamburo è un invenzione della prima età della pietra, e simboleggia fin dalle sue origini la massima potenza. Questa non va però intesa semplicemente come dominio esteriore o materiale, perché è "potenza" anche la creatività puramente spirituale o biologica. Il tamburo di forma più antica, mediante il quale quella potenza si manifesta, è uno strumento culturale il cui suono riproduce la forma più pura e più astratta di tutti i ritmi vitali creatori e ordinatori. Quando il tamburo fa questo, si dice che parla, che parla solennemente…". - Marius Schneider



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