Martina Bruni

Martina Bruni sono io. E sono io in tutto e per tutto. Quando faccio la psicoterapeuta, quando dipingo, quando leggo i tarocchi con la luna nuova. Vedo storie leggo simboli. Raccolgo sogni, i miei, quelli degli altri.

Una scelta? Una maledizione? Una vocazione?
Da bambina non capivo le lettere, le lancette dell’orologio erano irraggiungibili. Questo mi ha dato la direzione verso il colore puro, verso le emozioni forti, verso tutto quello che non si poteva dire parlando, verso tutto quello che era nascosto e da scoprire.
Sona nata a Marzo nel 1989, in un giorno di sole e vento.
Cresciuta a Cosenza, città calabrese, ho trascorso lunghi periodi tra Amantea e S. Giovanni in Fiore, i paesi dei miei nonni.
Estati lunghissime, scandite da cerimonie con fiori e processioni di piccole ossa.
Preghiere segrete e disegni nascosti dietro le porte. Case abbandonate da esplorare, secchi di acqua sulla testa. Spergiuri per attraversare i campi e segreti da sigillare con il sangue.
Sono cresciuta nella razionalità cittadina dei miei genitori, che vedono nella scienza e nella storia la cura di qualsiasi orrore. Per poi vagare in un mondo fatto di preghiere e fantasmi, dove per tagliarsi le unghie dei piedi bisogna calcolare lo spicchio di luna giusto.
Ho studiato al liceo classico dove mi sono riempita la testa di miti e poesie, dove ho iniziato a regalare disegni in cambio di sogni e segreti.
Mi sono iscritta a psicologia sperando di fumare la pipa e farmi crescere la barba, mi sono trovata a scrivere una tesi sul Mito e l’Oralità in triennale e sull’illustrazione per bambini alla specialistica.
La passione per i sogni, le immagini, le tradizioni mi hanno portato a iscrivermi a una scuola di psicoterapia Junghiana. Il mio interesse per la psico-magia, per gli atti poetici e l'azione collettiva a formarmi come psicodrammatista.
Non sono mai entrata in un accademia come studentessa, ma ho sempre disegnato, tagliato, incollato pitturato. Ho sempre avuto l’urgenza del colore.
La stanza di terapia, la tela, i quaderni, il cerchio dello psicodramma sono la mia ricerca, la mia passione, la mia vita.
L’Individualizzazione, fare anima, il coesistere degli opposti, l’inconscio collettivo, danno il senso a come faccio terapia, ma anche a come esploro forme e colori.

Io sono i miei quadri, io sono i miei colori, senza paura e senza vergogna, a volte timidi e imprecisi, a volte violenti e disturbanti.
Nel mio lavoro c’è la storia della mia famiglia, il telaio, il ricamo, le conserve, la semina, le navi, le migrazioni, il coraggio e la paura.

Nel mio lavoro c’è la mia terra, la Calabria, fatta di riti e magia, spaccata e ricostruita.
Sono andata via cercando risposte, ma ho trovato solamente domande. Il mio lavoro, ora lo so, è tenere vive queste domande.
Mi hanno chiesto di essere pittrice o essere psicologa. Non ho scelto. Non credo sceglierò. Sono duplice e in questo unica, con le mie verità e con le mie fatiche.
Sono stata selezionata da Luigi Presicce per la residenza artistica della Fondazione Lac o Le Mond di Lecce nel 2019.

Ho partecipato agli eventi di pittura promossi da Yellow ( fondata da Vera Portadino) esponendo il 29 Agosto 2020 a Tortoreto in una collettiva organizzata da Davide Serpetti e il 17 ottobre 2019 a Firenze nello studio di Luigi Presicce insieme ad altre artiste donne.
Il 12 Giugno ho organizzato una performance pittorica “Dafne” all’interno della galleria di MetodoMilano di Maurizio BonGiovanni.
Ho iniziato a partecipare a delle piccole mostre con gli artisti locali del paese di Amantea, ad Agosto 2020 ho infatti partecipato a una collettiva su Ulisse.


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